CONSULENZA PSICOLOGICA E PSICOTERAPIA PER ADULTI
Ansia prestazionale e altre forme ansiose sino ad arrivare al panico, depressioni e disturbi dell’umore, depressioni legate alla perdita del lavoro o al cambiamento dello status di ruolo, sintomi e manifestazioni corporee, insonnia, disturbi del comportamento alimentare, dipendenza da psicofarmaci, o da gioco d’azzardo, abusi alcolici…
Queste sono solo alcune tra le principali forme del disagio che le persone manifestano nella contemporaneità.
Oggigiorno la persona adulta non si trova più orientata da una struttura simbolica, da ideali e valori di riferimento, e si scopre, spesso, assoggettata alle stesse implacabili leggi del mercato che rendono gli oggetti sempre più intercambiabili e di durata sempre più limitata. Il risultato è una sensazione sempre più frequente – sia nel lavoro, sia nelle relazioni umane, che in quelle di coppia – di essere trattati alla stregua di questi oggetti usa e getta, e accompagnata da un senso di solitudine e di disorientamento.
Dall’altra temi antichi, ma sempre attuali, quali: la nascita di un figlio disabile, un lutto, una separazione o la perdita di una persona amata, un tradimento, la difficoltà nell’assunzione della propria identità di genere ma anche i passaggi nel ciclo di vita (per esempio l’ingresso nella menopausa per la donna), possono provocare nell’adulto una sensazione di smarrimento, d’inadeguatezza, di colpa, di vuoto fino alla “perdita di senso”.
Questi sono momenti in cui è opportuno rivolgersi ad uno psicoterapeuta per una consulenza, per essere sostenuti, senza per questo sentirsi “meno capaci”. Anzi, il coraggio di chiedere aiuto dimostra la presenza di importanti risorse nella persona anche se sta attraversando un momento di crisi. Questa domanda d’aiuto, infatti, può divenire l’occasione per l’apertura ad una nuova proposta, l’occasione per avviare nuovi percorsi esistenziali e per aprire nuovi orizzonti.
Psicoterapia per adulti e psicoanalisi
L’approccio psicoterapeutico secondo l’indirizzo lacaniano si fonda sulla relazione transferale (meccanismo mentale per il quale l’individuo tende a riproporre nella relazione con il suo psicoterapeuta schemi che coinvolgono sentimenti ed emozioni vissuti in una relazione significativa passata) e non punta all’adattamento del soggetto ad uno schema, ad un modello ideale. L’adattamento, semmai, è un effetto secondario. Si tratta di un percorso che mira al cambiamento, ad aiutare le persone ad individuare quello che è più vero rispetto a loro stesse (il proprio desiderio), sino ad arrivare all’assunzione di una nuova identità costruita in autonomia rispetto alle richieste ambientali o dell’Altro.
Ognuno con la propria storia, “uno per uno” è ciò che J. Lacan indicava nel suo insegnamento riferendosi ai sintomi e al soggetto che ne è portatore ed è ciò che orienta la mia pratica clinica.
La continua formazione teorica, la supervisione dei propri casi e l’esperienza della psicoanalisi personale didattica (così come previsto dal percorso formativo di ogni psicoanalista, ma non di tutti gli psicoterapeuti) permettono, a mio avviso, di avvicinarsi al cliente in una dimensione di ascolto che può dirsi analitica e, quindi, più consapevole rispetto ai limiti personali di chi ascolta.
Si tratta anche di poter distinguere i propri fantasmi personali, le proprie ferite, da quelle di colui che ascoltiamo e, al contempo, di rispettare l’etica professionale.
Questo risulta maggiormente garantito nel momento in cui lo psicoterapeuta ritiene opportuno rivolgersi periodicamente ad un altro collega di fiducia per confrontarsi sulle situazioni cliniche di cui si sta occupando, richiedendo una “supervisione tecnica” o “controllo”. Il rischio di cadere nell’autoreferenzialità e nell’onnipotenza è, infatti, sempre alto nelle professioni di cura, con tutti i limiti che ne derivano.
Per questo risulta fondamentale, accanto ad una formazione che non si limiti all’approfondimento della propria teoria di riferimento, ma che passi anche attraverso lo studio di altre teorie e sull’aggiornamento rispetto alle nuove scoperte in ambito neuroscientifico, che lo psicoterapeuta si metta nuovamente in una posizione di “non sapere”.
Grazie al rigore e il livello di approfondimento sull’essere umano offerto dal corpus teorico psicoanalitico lacaniano, al mio bagaglio esperienziale, e a una “naturale” propensione all’accoglienza e alla curiosità per ciò che è Altro, diverso, ritengo di trovarmi attualmente in una condizione privilegiata per poter affrontare le più diverse forme del sintomo e, soprattutto, di non dover arretrare di fronte anche alle manifestazioni più severe della psicopatologia.